Chiesa Della Santissima Annunziata

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DominoVictor
Catania, Italy3,274 contributions
4.0 of 5 bubbles
Jun 2021
Costruita sull’antica chiesa dell’Annunciazione, di cui rimane solo il “Portale della Veronica”,è un opera rinascimentale con capitelli corinzi e teste in rilievo.La facciata della Parrocchia della SS Annunziata è divisa in due sezioni da una cornice con iscrizione latina, in cui si può leggere la data della posa della prima pietra.
Written 20 January 2022
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Alexdis89
Mesagne, Italy149 contributions
5.0 of 5 bubbles
Oct 2019 • Solo
A mio parere, la chiesa più bella di Mesagne. Molto ampia e luminosissima, al suo interno si respira un'aria molto intrisa di fede. Tenuta egregiamente. La sua "vita parrocchiale" è molto viva e ricca di eventi, incontri e gruppi di preghiera.
Written 21 October 2019
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angscon
Mesagne, Italy105 contributions
5.0 of 5 bubbles
Jun 2019
Unica navata a firma poligonale; altari con pale di considerevole caratura artistica, compreso un’autografa di Zullo ed un crocifisso. Già questo vale una visita, che riserverà altre sorprese per palati artistici di valore. Prima di andare via, si passi dal retro. In via Antonio corsi è murato il portale della Veronica, realizzato dal neretino Francesco Bellotto nel 1555.
Written 4 June 2019
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Alessio A
Mesagne, Italy30 contributions
3.0 of 5 bubbles
Jun 2018 • Family
Premetto che è la mia parrocchia e probabilmente un occhio ormai avvezzo al luogo può essere meno prono alla meraviglia o lo stupore di un visitatore.
La struttura è a singola navata di origini domenicane come il convento di cui faceva parte. Purtroppo ben poco rimane dell'ex convento se non parti scorporate per via del tracciato stradale che col tempo lo ha suddiviso in blocchi e dello stato di abbandono in cui ha versato ed in parte versa tutt'oggi. Per fortuna alcune testimonianze sono ancora visibili soprattutto nel grande edificio alle spalle (nel tempo è stato anche un oleificio mi pare).
Tornando alla chiesa, è stata intitolata alla SS. Annunziata solo in un secondo momento. La struttura è incompleta: guardandola dal fronte ci si accorge che manca tutta la parte superiore della facciata. L'interno conserva alcuni splendidi esempi di olio su tela dei secoli scorsi incastonati in uno schema architettonico semplice e lineare. Se vi trovate in zona merita una vista ma bisognerebbe farsi accompagnare da un profondo conoscitore della sua storia e sei piccoli tesori nascosti (le reliquie sotto la teca della Santissima, il portale murato con relativo rosone, etc.).
Written 13 June 2018
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Angelo C
Mesagne, Italy51 contributions
5.0 of 5 bubbles
Mar 2018 • Friends
Entrando guardate il soffitto... vedrete una "grande vela"... fatevi trasportare dal soffio della fede e dell'arte nella visita di questa Parrocchia.
Written 16 April 2018
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lecce2011
Lecce, Italy648 contributions
5.0 of 5 bubbles
Nov 2017 • Family
Molto barocca è dotata di un altare maestoso al di sotto della quale si può visitare la vecchia chiesa. Stupendi gli affreschi e volte bellissime
Written 5 November 2017
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angscon
Mesagne, Italy105 contributions
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Sept 2016 • Family
Qui trovi tutto. È scrigno d'arte la chiesa. È uomo di grande cultura il parroco, se cerchi "il prete per chiacchierare". Considero ottima la sua capacità di essere testimone di Cristo. Messa sempre piena la domenica. Bei gruppi parrocchisli
Written 22 September 2016
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Mario L
134 contributions
5.0 of 5 bubbles
Aug 2016
La chiesa della SS. Annunziata, settecentesca, risulta essere stata progettata, d’intesa con il priore P. Giovanni Biscosi e gli altri padri del convento, dall’architetto leccese Giuseppe CINO ed eseguita dai fratelli di lui, Donato, Pietro e Giovanni.
Il notaio brindisino Giuseppe Antonio Luparelli, con suo atto ufficiale, ci informa sulla posa della prima pietra del nuovo tempio dei domenicani, avvenuta il 16 ottobre 1701.
I lavori, cominciati nel 1699 durante il priorato di P. Giovanni Biscosi, vennero sospesi nel 1702, per insorte divergenze sulla copertura della chiesa, se con tetto in legno e tegole come voleva il progettista Giuseppe Cino, oppure con volta in muratura (“lamia”) come desideravano i padri.
Rotti gli indugi, i domenicani, il 9 settembre 1716, stipularono un nuovo capitolato d’appalto con il mastro architetto Angelo Guido e con i figli Francesco e Donato per il proseguimento dei lavori secondo le loro intenzioni. I Guido offrivano tutte le garanzie per portare a buon fine l’opera riguardante la chiesa dei frati domenicani, la quale fu completata intorno al 1720.
Essa non resse, però, all’onda sismica che il 20 febbraio 1743 investì l’intero Salento; per questo, qualche tempo dopo fu mandato a Mesagne, dalla Regia Udienza di Lecce, l’ingegner Pasquale Margoleo, per accertare i danni che il sisma aveva inferto all’edificio.
Gli stessi frati, nel 1745, affidarono proprio al Margoleo il compito di intervenire sulle pericolanti strutture e di rialzarle. A lavori finiti, i mesagnesi poterono osservare l’interno e la volta in pietra, unica nel suo genere, progettata per coprire una chiesa ottagonale.
I domenicani avevano impegnato somme ingenti per riparare i danni provocati ai loro immobili dal terremoto del 1743 e, malgrado le cospicue rendite, non furono nelle condizioni di portare a compimento il progetto della costruzione di un campanile. Comunque, nella sistemazione della nuova chiesa, i padri conservarono il cappellone di S. Tommaso d’Aquino, chiudendo con esso, alla meno peggio, la nuova costruzione.
L’altare maggiore fu costruito in pietra bianca dipinta, a pianta ricurva, sotto l’arco di trionfo, addossato al muro del Cappellone di S. Tommaso. A questo altare venne aggiunta la cappella beneficiale dell’Annunciazione, che però decadde poco dopo. Le tele antiche del Rosario, di S. Giacinto e S. Domenico, opere attribuite all’artista locale Giampietro Zullo, furono collocate sugli altari laterali; sul primo altare a sinistra, entrando dalla porta maggiore, invece, fu posto il Crocifisso in legno, ai cui lati vennero dipinte sull’intonaco della parete di fondo le immagini dell’Addolorata e di San Giovanni Apostolo.
La chiesa è posta fuori dell’abitato e, propriamente, in fondo alla strada detta dei Domenicani, nel borgo nuovo; è provvista di tre porte e la maggiore guarda l’occaso (tramonto).
La volta della chiesa forma un’ellissi assai grande; è tutta imbianchita e ben tenuta.
Entrando in chiesa dalla porta maggiore si trovano due vasche di pietra viva per uso dell’acqua santa ed un’altra nella porta vicino al pergamo; proseguendo, si trovano, nei due lati, due altari con due Crocifissi; più avanti due altri altari, uno dedicato a S. Domenico e l’altro a S. Vincenzo Ferreri; vicino a questo altare si trova un confessionale dipinto ad olio.
Vicino al presbiterio, nei due lati, si vedono pure due altri altari: uno dedicato alla Vergine del SS.mo Rosario e l’altro alla Vergine degli Angeli. Gli ultimi quattro altari si trovano ben guarniti di ostensorie e candelieri indorati ed argentati, con le croci corrispondenti.
Nelle pareti in cornu epistolae vi è un pergamo d’onice con cornici dorate; a fronte a questo, c’è l’organo con l’orchestra dipinta: esso è stato fatto dalla congrega nel settembre 1851.
Ai due lati dell’altare maggiore ci sono due lampade d’ottone, oltre ad altre quattro di cristallo, affisse alle pareti della chiesa.
Nelle pareti della chiesa si trovano due grandi stiepi, ove stanno due statue: una di legno rappresentante S. Leonardo protettore della congrega, sotto il cui titolo viene essa riconosciuta; l’altra rappresenta la Vergine del Rosario col Bambino sulle braccia; le vesti di questa statua sono di drappo antico indorato; per uso di detta statua vi è una collana d’oro a due fili, tre paia di orecchini tutti d’oro, e due corone d’argento indorate a forma di piramide una per la Vergine e l’altra pel Bambino. Le vesti di questa statua, d’unita agli ornamenti e corone, si trovano conservate in casa del signor Vincenzo Gioia, essendo egli un benefattore della sopradetta chiesa ed avendo, a sua devozione, fatte le due corone e donate alla mentovata chiesa per uso della statua del Rosario.
Nella chiesa ci sono anche un quadro grande rappresentante la Vergine della Seggiola e uno rappresentante un Crocifisso con intorno, in piccolo, i Santi dell’Ordine domenicano; un altro quadro rappresenta la SS. Annunziata; due altri quadri, piccoli, mostrano S. Rosa da Lima e S. Caterina da Siena.
L’altare maggiore si trova in buono stato, avendo una custodia antichissima ben ordinata con diversi intagli nel legno forestiero e con indorature e pitture sul cristallo.
Dietro l’altare maggiore viene il coro in due ordini: il primo ha undici stalli, il secondo ne ha dieci, ed è stato fatto, quest’ultimo, ad aprile dell’anno 1852.
Sull’altare maggiore della chiesa della SS. Annunziata di Mesagne, oggi troneggia un Crocifisso in legno di grandezza al naturale, di autore ignoto; l’unico dato che è emerso dai documenti esistenti, è che il Crocifisso in argomento proviene dalla cinquecentesca chiesa di S. Rocco (una chiesina extra moenia, costruita intorno al 1529, sulla via vecchia per Brindisi), in cui si alternarono, fino al 1808, i Minori Osservanti e i Minimi o Paolotti.
Dal 1808, a causa della soppressione degli Ordini religiosi, la chiesa di S. Rocco e l’annesso convento furono alla mercé dei saccheggiatori, che ne fecero scempio. Dell’una e dell’altro oggi non resta nulla.
Secondo la tradizione, il Crocifisso dei Paolini è rimasto fra i ruderi della chiesa di S. Rocco alcuni anni, protetto dall’arco in pietra, sotto cui era stato collocato, a suo tempo, dai Minimi e che, non meno di 150 anni or sono, sia stato trasferito nella chiesa attuale.
Dal confronto con altri Crocifissi del Salento, usciti dallo scalpello e dalla sgorbia di frat’Angelo da Pietrafitta o dai suoi discepoli, è emerso lo stesso schema di realizzazione, come la corona di spine poggia – come in tutti i Crocifissi di frat’Angelo – sul capo, lasciando la fronte completamente scoperta; la posizione della testa; la distribuzione delle piaghe sui tronco e sugli arti; le piaghe profonde sul torace posteriore, che mettono a nudo le coste, particolare, quest’ultimo, che si rinviene in tutti i Crocifissi del pio frate e che sono come la sua firma.
Da sottolineare, all’esterno della chiesa, un antico portale di chiaro gusto rinascimentale in tufo di carparo, oggi tamponato, che faceva parte della più ridotta ed antica chiesa dei Domenicani. Il portale è racchiuso fra due esili lesene, con capitelli corinzi appena abbozzati e teste in rilievo fra le volute e con decorazione naturalistica a forma di candelabro rinascimentale lungo il fusto, entro sottili riquadri. La porta è incorniciata da decorazioni naturalistiche e da una protome umana, rappresentante una versione particolarmente drammatica della“Veronica”. Opera, questa, come l’intero portale, dello scultore neretino Francesco Bellotto, come denotato da un’iscrizione posta lungo lo stipite destro del portale, completato nel 1555.
Sull’architrave, modanato con fasce a risega e con sovrapposte foglie d’acanto accartocciate, è posto il fregio, decorato con figure in bassorilievo, rappresentanti l’ingresso trionfale di un sovrano in città, secondo una tradizione ed una simbologia molto diffuse e con fiori lobati ai lati. La cornice superiore è ornata con ovoli, scalanature e motivi a treccia. Superiormente ad essa, a coronamento del sistema, vi è una lunetta contenuta in un riquadro in aggetto, con decorazioni ad ovoli, scalanature, figure in bassorilievo raffiguranti il Bambino Gesù ed angeli adoranti.
Alle spalle della Chiesa, raccomando una veloce incursione al «vico Antonio Corsi»; vi imbatterete nella piacevole sorpresa di poter ancora ammirare «incastonato nella muratura esterna del coro» un bel portale di gusto e fattura rinascimentali con un sopraporta scolpito con scene di un corteo.
Ne fu autore uno scultore salentino del Cinquecento, anzi un neretino, di Nardò: Francisco Bellocto de Nerito, reso noto per primo nel 1875 dallo storico di Mesagne Antonio Profilo. Dopo un superficiale interessamento di Amilcare Foscarini, fu un altro genius mesagnese, Antonio Franco, che nel 1960 sottopose il portale a rigorosa analisi critica, in un ambito comparativo fra portali di epoca rinascimentale, allargato a tutta l’area pugliese. Da quella scrupolosa ricognizione non sortirono altri frutti, se non quello che il portale della chiesa domenicana dell’Annunziata risultava opera unica a firma di questo pressoché ignoto scultore.
Infatti, su due targhette laterali del portale si conservano il nome del suo autore e quello della sua patria d’origine: su quella di sinistra è inciso M(Fran)CISCO BELLOCTO, sull’altra di destra DE NERITO SCULPSIT e, in aggiunta, l’impresa della città di Mesagne e quella della Famiglia Beltrano, feudataria pro tempore di Mesagne; sul filatterio, ai lati della Veronica (testa del Cristo) la data di esecuzione IS/SS (1555).
In concreto, siamo di fronte a un fregio rettangolare collocato al di sotto della statua della Madonna Annunziata, in cui viene effigiata una scena continua che si svolge da sinistra verso destra e rappresenta molto probabilmente un corteo regale che entra in una città simboleggiata da una specie di torre a tre piani che si trova all’estremità destra. Nonostante l’entusiasmo di Franco, l’opera appariva, già nel 1960, molto rovinata, ma non fino al punto da non consentirne una descrizione: «da sinistra di chi guarda sono riconoscibili vicino la torre due specie di buffoni che precedono due figure virili con corona, col capo vestito di lunga tunica stretta alla cintura che avanzano verso la torre seguite da paggi, fanciulli, cavalieri e da un carro a due ruote tirato da una coppia di cavalli, uno dei quali arpionato da una figura infantile, è preceduto da un cane. Sul carro è seduta una donna anch’essa con corona sul capo. Segue questo gruppo centrale una serie di guerrieri appiedati vestiti di corazze e con ampi scudi, chiudono il corteo alcuni cavalieri al galoppo verso i quali si sottomette una figura prona».
Il corteo rappresentato, però, smentendo Antonio Franco, non era quello della principessa Isabella Gonzaga, che aveva fatto tappa a Mesagne nel luglio 1549, durante il viaggio verso i suoi feudi del basso Salento (di Alessano e Specchia), bensì quello che il 1510 aveva portato la Regina Giovanna a Mesagne e in altre sue terre, dove l’avevano accolta in pompa magna il governatore Giovanni Granai Castriota e il di lui fratello Alfonso (le due figure virili coronate).
Questo di Mesagne, autografo dell’artista neritino, è pertanto un pannello lapideo cinquecentesco, dedicato all’ingresso di una regina in una piccola terra del Mezzogiorno, un corteo affollato delle varie rappresentanze cittadine (civili, religiose, militari) che scortano l’augusta ospite, Giovanna III d’Aragona, una delle due tristi reyne, vedova di re Ferrante nel suo ingresso a Mesagne di cui è feudataria.
Written 7 September 2016
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Chiesa Della Santissima Annunziata, Mesagne

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